Il Passaggio a Livello "58"

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    Il passaggio a livello Cinquantotto

    58_00

    Ciascuno di noi ha iniziato a coltivare la passione per treni e trenini per i motivi più svariati.
    Sicuramente in me ha contribuito l’ambiente in cui sono cresciuto.

    Nel 1945 i miei nonni materni si trasferiscono nel casello n. 41, posto alla progressiva 58+048 e associato al passaggio a livello posto al km 58+063. All’epoca il passaggio a livello era in una sorta di affidamento “famigliare” e, oltre ai miei nonni, la sua chiusura era gestita anche dai loro figli, tra i quali mia madre, che al raggiungimento dell’età del lavoro furono formalmente inquadrati come ferrovieri.

    In realtà non era un vero e proprio contratto di lavoro ma, molti anni dopo, quando mia madre si recò a Torino per verificare la propria situazione ai fini dell’andata in pensione, trovo registrati i contributi versati ai propri fratelli, anche se per pochi anni poiché solo lei continuò a lavorare in ferrovia.

    Il passaggio a livello si trovava (parlo al passato poiché oggi non esiste più) su una via di Gravellona Toce, la via Santa Maria che prendeva il nome dalla chiesetta del rione.

    nonno_giuseppe

    Mio nonno materno Giuseppe presenzia il passaggio a livello. Sullo sfondo la chiesa di S. Maria – Foto antecedente il 1963, anno della sua morte e precedente la mia nascita.

    Il traffico stradale è sempre stato molto ridotto essendo questa una via secondaria.

    Vicino al passaggio a livello era presente un piccolo spiazzo nel quale campeggiava un enorme tiglio e c’era una fontana con acqua sempre fresca. Per questo era frequentato da persone anziane in cerca di refrigerio.

    Io ho vissuto i miei primi quattro anni di vita in centro a Gravellona e mia madre lavorava al passaggio a livello che distava circa 700 metri dal centro del paese e 800 da casa.

    Io e mio fratello (lui più grande di me di un anno) eravamo piccoli e per mia madre conciliare il lavoro con l’accudire noi non era semplice, tanto che per qualche mese lasciò l'incarico.

    Nel 1970 mia nonna lasciò il casello (credo si fosse pensionata non da molto) e ci andammo a vivere noi. Questo permise a mia madre di riprendere il lavoro.

    Le condizioni generali, sia dell’abitazione sia del cortile, erano rimaste quelle che trovarono i miei nonni al loro arrivo, anche perché le ferrovie non fecero mai nessun intervento di manutenzione.

    58_01

    Il casello prima dei lavori di ristrutturazione. Vista in direzione di Gravellona Toce. Anno 1970 circa.

    58_02

    Cortile del casello con mio fratello e mia mamma. Anno 1970 circa.

    58_03

    Vista in direzione di Omegna Crusinallo, sullo sfondo la galleria artificiale Rio Gaggiolo. Anno 1970 circa.

    Il passaggio a livello era dotato di sbarre di legno che in posizione di apertura erano ritirate in una apposita "custodia" sempre in legno.

    sbarre

    La “custodia” delle sbarre. A passaggio a livello chiuso la sbarra andava posizionata manualmente nel foro del pilastro sulla sinistra e rimaneva parzialmente inserita nella custodia sbarrando così la strada. Sul lato rivolto verso i veicoli erano inseriti tre catarifrangenti rossi.

    A fianco del casello era presente una classica garitta FS. Era stata installata comunque prima che noi ci andassimo a vivere (sicuramente diversi anni prima). Quando infatti la “politica” dei passaggi a livello a conduzione famigliare si chiuse, iniziarono ad arrivare dei guardiani (cosi si chiamano coloro che lavorano al passaggio a livello) che, prima della loro installazione, dovevano prestare servizio dentro il casello, dove era presente il telefono di servizio, con un certo disagio per lui e per la famiglia che ci abitava.

    La mancanza totale di separazione tra casello e rotaie, ritenuta sicuramente molto pericolosa dai miei genitori, e la volontà di rendere più abitabile il casello li spinsero ad accollarsi lavori di ristrutturazione, anche se realizzati in economia con l’aiuto di uno zio muratore e di mio nonno paterno.

    58_04

    Qualche anno dopo i lavori di rifacimento del cortile sistemazione degli interni del casello. Anno 1975 circa. Si vede bene la posizione della garitta e del segnale ad ala di seconda categoria a protezione della stazione di Gravellona Toce.

    Nella metà degli anni settanta le barriere vennero sostituite. Quando seppi della novità ero emozionato: mi aspettavo che venissero installate le classiche barriere da passaggio a livello che si sollevano… mi sembrava una promozione sul campo per il Cinquantotto!

    Invece vennero rimosse le vecchie sbarre di legno e posizionate delle sbarre in metallo rotanti e sempre ad azionamento manuale.
    Quante volte le auto si fermavano a ridosso delle stesse ed erano costrette a fare retromarcia per consentirne l’apertura!

    58_05

    Le nuove barriere poco tempo dopo la loro installazione.

    All’inizio degli anni ottanta un capo reparto appena trasferito fece una visita agli impianti di sua competenza. Visto il Cinquantotto disse: questo è un passaggio a livello da eliminare.
    Dopo qualche anno il misfatto avvenne. Abbattuto il vecchio tiglio al di là del passaggio a livello per far posto alla variante stradale, due muri sigillarono per sempre il passaggio a livello e chiuso la sua centenaria esistenza.
    Per parecchio tempo ancora però la gente continuò a saltare i muretti che avevano interrotto la via costringendo gli abitanti a lunghi percorsi a piedi per passare da un lato all’altro della strada.
    All’inizio del 1985 lasciammo il casello per andare ad abitare in un appartamento ad alcune centinaia di metri di distanza, ma senza più la possibilità di ammirare il quotidiano passaggio dei treni.

    58_07

    Ciò che rimane del cinquantotto nel 2019 – Tratto da Google Street View

    Prossimamente racconterò qualche episodio della vita trascorsa al passaggio a livello.
     
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    Bellissima storia. Grazie
     
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    Bella e molto interessanti le foto (dettagli per plastico...)
     
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    8 OTTOBRE 1971

    Nella vita succede di ricordare episodi accaduti in tempi molto remoti e di non ricordarsi cosa si è fatto il giorno precedente. Questo è dovuto indubbiamente all’eccezionalità di un evento rispetto alla routine quotidiana.

    E’ l’8 ottobre 1971 e io ho compiuto da poco 5 anni. Da poco più di uno vivo nel casello del “58”.

    Nel pomeriggio, intorno alle 15.30, vengono chiuse le sbarre per il passaggio del merci Novara – Domodossola.

    Il segnale di protezione della stazione di Gravellona Toce, di seconda categoria e che si trova a ridosso del passaggio a livello, è a via impedita.
    Arriva il merci, rigorosamente trainato da una locomotiva 640 del deposito di Novara, e si arresta prima del segnale. Di norma i treni della linea erano sempre di composizione ridotta, ma oggi questo merci raccoglitore è eccezionalmente di composizione “importante”.

    PL
    Ritaglio di immagine già pubblicata e riproposto per inquadrare i luoghi dove si svolgono i fatti...

    Dopo una breve attesa il segnale viene “aperto” e il merci riprende lentamente la corsa sfruttando anche la linea in discesa.
    Percorsi circa 200-250 metri il treno si arresta nuovamente senza apparente motivo.
    Dal passaggio a livello la locomotiva non è più visibile a causa della curva posta subito dopo il “58”, in compenso dalla stazione di Gravellona il treno fermo oltre il segnale, anche se distante, è visibile.

    Occorre ora ricordare che il segnale ad ala era azionato meccanicamente con una corda di acciaio lunga ben più di un kilometro e non era insolito che la crescita di erbacce lungo il suo percorso bloccasse il segnale che rimaneva incerto, ovvero con una inclinazione che non si comprendeva se fosse di via libera o di via impedita, se non totalmente in quest’ultima condizione.

    E’ utile ricordare che i segnali ad ala semaforica di seconda categoria, che non erano preceduti da segnale di avviso, venivano posti a distanza maggiore dalle stazioni rispetto ai segnali di prima categoria, in modo tale che un treno che avesse incontrato il segnale a via impedita si sarebbe arrestato, quindi avrebbe proseguito portando la sua coda oltre il segnale stesso garantendosi così la protezione da un eventuale altro treno seguente.

    Sta di fatto che il treno fermo oltre il segnale induce il manovale di stazione a pensare che il segnale sia incerto o rimasto a via impedita e che il treno si sia ricoverato oltre il segnale per proteggere la coda.
    Ipotizzando perciò un malfunzionamento del segnale per i motivi già esposti, prova ad azionare la leva a contrappeso di comando ripetutamente.

    LEVA_COMANDO_SEGNALE
    Leva di comando del segnale di protezione posto vicino al P.L. "58". Qui ormai in disuso...

    Dal passaggio a livello si osserva il segnale passare dalla via libera alla via impedita e viceversa per due/tre volte fino a essere riportato definitivamente a via libera.
    Ma il merci rimane immobile.

    Dopo diversi minuti un “muso nero” (non so se fosse il macchinista o il fochista) arriva al passaggio a livello e scioglie l’arcano: poco dopo la curva, in mezzo ai binari, hanno rinvenuto un cadavere.
    Se il treno non avesse incontrato il segnale a via impedita molto probabilmente lo avrebbe travolto prima di riuscire ad arrestarsi, ma la bassa velocità aveva permesso di fermarsi a opportuna distanza.

    58_INVESTIMENTO
    Vista dall'alto dei luoghi narrati (fonte Google Maps)

    Immediata la comunicazione telefonica al D.U. e interruzione della linea.

    Il treno rimase fermo alcune ore interrompendo la viabilità (peraltro molto ridotta) della via Santa Maria. Ricordo però mio zio che per attraversare approfittò, quale passaggio, della garitta del frenatore che era presente proprio sul carro fermo in corrispondenza del P.L.

    Del resto degli avvenimenti non ho grandi ricordi, perché cominciando ad arrivare le forze dell’ordine e una ambulanza e temendo che potessi vedere qualcosa di poco adatto per un bambino, mia mamma mi mandò in casa.
    L’ultimo ricordo di quella giornata particolare sono le luci blu dell’ambulanza viste dalla finestra che si allontanano nel buio autunnale ormai calato.

    ARTICOLO
    Trafiletto de La Stampa - Cronache del Novarese del 10 ottobre 1971

    Per diversi giorni l’episodio fu naturalmente oggetto di discussione. L’ipotesi più plausibile è quella che il suicida si fosse gettato sotto il treno 2317 Domodossola – Novara transitato intorno alle 14.15 anche se la bassa velocità del treno composto da carrozze ordinarie, trainato da una 640 in pieno sforzo per la salita e in un tratto con buona visibilità non sia stato visto nel momento in cui ha compiuto il gesto insano sembra un po' strano...

    Edited by Stefano Maulini - 26/11/2023, 18:23
     
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    Salci

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    Storia molto interessante e abbastanza familiare.
    Abitando tuttora a ridosso della vecchia linea Firenze Roma, non posso fare a meno di notare tutti quegli attraversamenti campestri a ridosso delle case cantoniere, ad uso prettamente "agricolo" la cui gestione era affidata esclusivamente ai cantonieri ivi residenti, che ne disponevano l'apertura veloce e temporanea esclusivamente in base ad una tabella oraria di sicurezza.
    Non ho fatto in tempo a vederli in esercizio, in quanto sono stati sigillati piantando letteralmente delle traverse in verticale, a mo' di staccionata XL verso la fine degli anni '60, primi '70, ma ancora esistono le strade sterrate che finiscono a ridosso della recinzione e proseguono oltre, a testimoniare che se fossero ancora esistenti, tornerebbero anche utili.
    Parlando strettamente di PL, il mio babbo ha prestato servizio per diversi anni al "cinquantatre", abbreviazione in gergo del 153 (+410) dove anche adesso la fanno da padrone muri in cemento armato.


    Il "53" nel 1989 o giù di li con un locale pari
    pl

    il "53" qualche anno fa, lato opposto, con l'IC 30589
    pl2
     
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    Due ricordi che mi si affacciano alla memoria e che sono parzialmente accomunati.

    Negli anni '70 e '80, con esclusione del periodo eccezionale di cui ho già parlato relativo all'inverno '77-'78, percorrevano interamente la Novara - Domodossola solo due treni merci: il 50793 Domodossola - Novara e il 50794 Novara - Domodossola. E in alcuni periodi, nemmeno tutti i giorni...

    Fino all'avvento della trazione Diesel, avvenuto a metà degli anni '70, la trazione era affidata alle locomotive del gruppo 640.
    Però per qualche tempo nei primi anni '70 la trazione era a volte appannaggio delle "Truman" D.143 che stazionavano a Domodossola e che non so dire a quale deposito locomotive fossero assegnate ma, soprattutto, quante fossero.

    Ricordo una mattina d'estate che il 50793 era affidato a una di queste. Nel transitare intorno alle 10.40 dal P.L. 58 la composizione piuttosto sostenuta rallenta sempre di più fino a fermarsi con la coda poco oltre il passaggio a livello.
    Dopo un po' di tempo arriva il capotreno al passaggio a livello e si mette in contatto col D.U. La macchina è in panne e non è in grado di ripartire.
    Il treno viene autorizzato a retrocedere, approfittando della linea in discesa, per ricoverarsi nuovamente in stazione a Gravellona Toce.

    Una decina di anni dopo con la trazione Diesel (locomotive D.345) alla testa di tutti i treni di materiale ordinario e merci, intorno alle 10.15 transita dal 58 (già soppresso da qualche tempo) il locale 7407 Domodossola - Novara, ma dalle griglie laterali della locomotiva esce del fumo nero e il convoglio appare visibilmente in fase di rallentamento... fino a fermarsi con la coda poco oltre l'ex P.L.
    Dopo consultazione tra la capotreno e i macchinisti, questa si avvicina al casello sperando di trovare il telefono di servizio (sulla facciata del casello appariva ancora la grande "T" che indicava la sua presenza e che non era stata cancellata), si mette ad armeggiare vicino a un portello per vedere se si apre, ma questo è chiuso a chiave.
    Esco allora di casa e le dico che quello è lo sportello dove era installato il contatore della luce della garitta di servizio e che il telefono è stato rimosso... non resta che alla "sfortunata" di incamminarsi a piedi sulla massicciata per raggiungere la stazione di Gravellona, primo posto telefonico disponibile!
    La locomotiva di riserva sarebbe dovuta partire da Domodossola per poter soccorrere il treno, ma in quella giornata si effettuava il 50793 che sarebbe dovuto passare dal 58 intorno alle 10.45. Viene deciso perciò di lasciare i carri a Gravellona Toce, sopprimere il merci e utilizzare la sua locomotiva per soccorrere il 7407.
    Ed ecco infatti arrivare proprio verso le 10.45 la locomotiva di soccorso. Si porta in coda al treno. Viene agganciata. Io penso: verrà retrocesso il treno fino a Gravellona, poi invertita la posizione della macchina dalla coda alla testa e il convoglio ripartirà per Novara.
    Invece... scambio di fischi rituali tra testa e coda e... il treno riparte verso Novara in spinta!
     
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    Storia curiosa, sarebbe da riprodurre sul plastico ^_^
     
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